Teatro

SPECIALE RFF 2014 "Hole" l'(a)normale variante del comportamento umano

SPECIALE RFF 2014 "Hole" l'(a)normale variante del comportamento umano

Il "glory hole" (buco glorioso) è un foro praticato nei divisori dei bagni di alcuni locali gay nel quale infilare il proprio pene offrendolo all'anonimo occupante del bagno attiguo.
L'aggettivo glory sottolinea il gusto camp con il quale ci si riferisce alla positività di un foro tramite il quale consumare un sesso anonimo ma gioioso, consumistico ma consapevole e autodeterminato, libertino ma libero e felice e, dunque, glorioso.
L'idea  drammaturgica di Hole (solo il buco, niente gloria) della Compagnia Ariele a firma di Matteo Ciocci è interessante e squisitamente teatrale.

Hal, avventore di un locale che offre ai suoi clienti diverse cabine con altrettanti glory hole, rimane ostaggio di un uomo che, dopo avergli praticato una iniezione per mantenergli una generosa erezione, lo minaccia sotto i colpi di un bisturi tenendolo alla sua mercé.

Castrazione, impotenza, strumento di potere,  di dolore e piacere, la situazione si presta a mille letture e la drammaturgia è sensibile ad altrettante sollecitazioni, comiche, drammatiche, surreali, gore.

Ciocci però invece di esplorare le implicazioni metaforiche della situazione, è più interessato a descrivere e, inevitabilmente, a giudicare, gli avventori gay del locale.

Hal, interpretato dallo stesso Ciocci,  è ipersensibile e legato al suo ragazzo da un bisogno maniacale di conferme, bisognoso di un affetto che gli manca disperatamente che, però, non gli impedisce di usare i glory hole (un primo incontro va a buon fine) delegittimando quel sesso glorioso che assume qui i connotati di un atto contraddittorio e disperato.

Il barman del locale (Francesco Civile) offre cocktail  speciali conditi con varie secrezioni del suo corpo (sputi, sperma) a una serie di avventori che sono più delle macchiette che dei veri e propri tipi: il gay in incognito (con tanto di proverbiale trench); il prete eccitato (con tanto di clargymen, slacciato, pendente dal collo) che cerca di consolare Hal; una travestita con un abito zebrato che ci prova inutilmente col barman, tutti interpretati da Matteo di Girolamo al quale bisogna dare atto del coraggio e della buona volontà con cui cerca di dare credibilità a dei personaggi così sopra le righe che avrebbero necessitato di una regia più sollecita nel mediare eccessi ed esagerazioni.

Di Girolamo interpreta anche il ragazzo di Hal il quale, giunto nel locale alla sua ricerca, si concede una sbrigativa fellatio con il barman, alla quale Hal assiste, crollando definitivamente nel suo mondo di delirio e incertezza.
Il locale ricorda dunque più un girone dantesco (con tanto di invettiva fatta dal barman sul posto che fa schifo) che un luogo dove incontrarsi e consumare del sesso allegro e gaio.

La mancanza di un approfondimento psicologico, e drammaturgico, dei protagonisti della piéce non permette loro di raggiungere la statura di personaggi per cui i comportamenti che portano in scena travalicano le loro singole individualità e diventano esempio di un comportamento che si pretende diffuso e comune.

Il sesso promiscuo  e anonimo diventa così il segno di una immaturità affettiva e comportamentale che annovera le problematiche di questi personaggi omosessuali tra quelle adolescenziali della prima cotta, del coniglietto al quale dare il nome, della rosa da regalare, della mano maschile e paterna che ci sostiene e ci aiuta,  cui fa da contraltare una sessualità animalesca più che orgiastica, grottesca e scontata con la quale si cerca di sfuggire a un gigantesco senso di colpa. 

Invece di apparire come una normale variante del comportamento umano (la definizione è dell'Organizzazione Mondiale della Sanità) l'omoaffettività in Hole appare agita da un'umanità confusa, maniacale,  immatura e condannata alla solitudine dedita a un sesso sterile e anaffettivo.

Una omosessualità nella quale si fa davvero fatica a riconoscersi.

 

Roma Fringe Festival 2014  Hole